Cuorioso di conoscere il tipo menu della Pasqua napoletana? Se la tua risposta è si allora non ti resta che leggere l'ultimo articolo della guida de Il Salotto della Regina.
Iniziamo dicendo che uno dei piatti tipici della Pasqua napoletana è senz'altro la carne d'agnello che viene servita normalmente in più di una tavola su due nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. Che sia cucinata secondo le classiche ricette napoletane al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato, la carne di agnello viene consumata dalla maggioranza degli italiani
Le festività pasquali rappresentano dunque l'occasione per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l'abbacchio alla scottadito) con l'effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio.
Pasqua è l’occasione per riscoprire i piatti tipici della festività che attraversano l'intero Paese come per esempio gli gnocchi filanti in Piemonte, la minestra di brodo di gallina e uovo sodo e le pappardelle al ragù di coniglio in Toscana ma anche la corallina, salame tipico accompagnata dalla pizza al formaggio mangiata a colazione in tutto il Lazio. Se in Romagna sono di rigore i passatelli in Molise è l'insalata buona Pasqua con fagiolini, uova sode e pomodori. In Puglia il principe della tavola pasquale è il Cutturiddu, agnello cotto nel brodo con le erbe tipiche delle Murge, in Veneto onnipresenti su tutte le tavole della festa pasquale sono le tipiche vovi e sparasi, uova sode, decorate con erbe di campo e in Trentino le polpettine pasquali con macinato di agnello.
Le tradizionale cucina napoletana invece è costellata da altre ricette. Sai qual è il piatto tipico napoletano?
Per quanto riguarda le ricette salate, a Napoli la tradizione vuole in prima linea il famosissimo Casatiello Napoletano, piatto salato per antonomasia di questa festività. Il casatiello tradizionale si ottiene dalla pasta del pane, quella fatta con la farina, l’acqua e il lievito madre aggiunta di sugna o strutto che dir si voglia e ripieno di ogni ben di dio quali salumi e formaggi, ha la forma di una ciambella di dimensioni decisamente molto grandi e in esso confluiscono tutta quanto poteva essere in una dispensa, il tutto sormontato di uova sode.
E' un piatto della tradizione davvero, basti pensare che
Giambattista Basile lo cita insieme alla pastiera napoletana ne “
La Gatta Cenerentola” in pieno 1600, affermando testualmente: "
E’ venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mezzecatorio e che bazzara che se facette. Da cove vennero tante pastiere e casati elle? Dove li sottostate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato".
Vogliamo parlare dei dolci napoletani?
Tra i diversi dolci pasquali napoletani il più rappresentativo è la Pastiera: non c'è tavola ad esserne senza ad essere sulle durante la Pasqua. Non eiste piatto, dolce in questo caso, più rappresentativo della tradizione napoletana e familiare della Pastiera napoletana. Al di là delle eccellenze di pasticcerie rinomatissime, questo è uno di quei dolci che è un must preparare in casa: ogni famiglia ha la sua ricetta, tramandata da nonna a mamma a figli. Per chi non è napoletano spieghiamo subito che alla vista potrebbe assomigliare ad una crostata ma è tutt'altro.
Un guscio di delicata pasta frolla che racchiude un cuore di uova, grano e ricotta in cui si lasciano avvolgere voluttuosamente preziose scorzette d’arancia candita, il tutto sublimato dal profumo inconfondibile del Neroli (oggi sostituito purtroppo da acqua di millefiori o di fior d'arancio ma non è la stessa cosa, fidatevi). La Pastiera non è “un” dolce; la Pastiera è “Il”dolce. E' un’esperienza sensoriale completa di palato e olfatto, è il trionfo del piacere. Un’ eccellenza tutta napoletana, che si fa spazio a ragion veduta nell’olimpo della pasticceria mondiale.
Anche dellla Pastiera, così come del Casatiello, possiamo far risalire i natali con certezza almeno al ‘600, e a conferma di ciò riportiamo la citazione tratta dalla favola “La gatta Cenerentola” di Giambattista Basile (1566-1632), portata sulle scene da Roberto De Simone, che descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino: « E' venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato.»
Ma veniamo ai giorni nostri, la tradizionale Pastiera napoletana è ovviamente quella a base di grano cotto, ricotta, uova, canditi e Neroli (l’olio essenziale di fiori d’arancio) e va preparata con largo anticipo (di solito il giovedì Santo) per permettere ai vari ingredienti di armonizzarsi tra loro e sprigionare al meglio i profumi eccezionali di questo dolce.